Talos

Il personaggio

Secondo Simonide e Sofocle, fu Efesto a costruire Talos, il primo automa della storia, un vero e proprio robot di bronzo quasi invulnerabile, posto da Minosse a guardia dell’isola di Creta. Zenobio racconta come l’automa Talos operò anche in Sardegna, ove uccise molti uomini, prima di stabilirsi a Creta: le sue armi erano enormi pietre che egli lanciava a grande distanza, con terrore dei nemici.

TalosSecondo il lessico della Suida, infaticabile guardiano, l’automa alato Talos, il figlio di Efesto, impediva agli stranieri ed in particolare ai Sardi di penetrare nell’isola di Creta. Giulio Paulis, che di recente ha ripreso il mito di Talos, precisa: quando raggiungeva gli intrusi, egli saltava sul fuoco, portava il suo corpo metallico all’incandescenza e, stringendo fortemente al petto i malcapitati, li bruciava. Costoro, morendo, contorcevano la bocca a causa delle ustioni.

Secondo questa tradizione, l’automa Talos provocava dunque il riso sardonio, una dolorosa contrazione delle labbra, un modo di ridere forzato e falso. In questo modo l’antichissima espressione omerica riso sardonio si giustificherebbe a partire dal nome dell’isola di Sardegna.

Così rise Odisseo oltraggiato da Ctesippo e dagli altri Proci (Hom., Od. CX, 301-2); Così, Gaio Gracco si augurava che avrebbero riso gli odiati oligarchi, quando si fossero resi conto che le leggi del tribuno, appena rientrato dalla Sardegna, avrebbero segnato la loro rovina.

Così avrebbero potuto ridere Cicerone e Fabio Gallo, odiati e minacciati dal sardo Tigellio.

Così secondo Timeo, nella loro saggezza, ridevano in Sardegna i vecchi al di sopra di 70 anni, bastonati, lapidati ed uccisi dai loro figli: forse, secondo Eschilo e Demone, così ridevano i padri dei coloni cartaginesi sacrificati a Cronos assieme ai più belli tra i prigionieri di guerra. Così sembrava che ridessero i bambini che a Cartagine venivano sacrificati a Cronos: Clitarco, lo storico di Alessandro, li immagina collocati entro un braciere incandescente che una statua bronzea del dio reggeva tra le braccia.

Al di là del topos ellenistico nei confronti della crudeltà punica, il mito dell’automa di bronzo nelle sue varianti che si localizzano a Creta, a Cartagine ma anche nella Sardegna nuragica e nella Sardegna punica, è un efficace paradigma del difficile confronto nel Mediterraneo tra cultura greca, cultura cartaginese, cultura romana e culture locali più antiche.

Il Mediterraneo antico è veramente il crocevia di culture diverse, che si confrontano, si separano e si collocano su piani differenti: il mito di Efesto estende questo confronto dal piano esclusivamente filosofico ed ideale al piano delle applicazioni pratiche, dei bisogni naturali, della scienza, delle tecniche, dei nuovi saperi.