Eracle

Il personaggio

La figura dell’eroe massimo della mitologia classica è legata alla Sardegna attraverso il filo che la unisce agli Eraclidi protagonisti dei tentativi di colonizzazione dell’Isola; nel filone mitico di Sallustio e Pausania Eracle ricopre due ruoli: è, infatti, padre di Sardo e dei Thespiadi nonché zio, e compagno inseparabile, di Iolao.

Secondo Diodoro un oracolo avrebbe ordinato ad Eracle, prima di venire assunto tra gli dei, di mandare una colonia in Sardegna; questa fu formata dalla gran parte dei Thespiadi (o Thespiadai) – generati dall’Eroe e dalle 50 figlie di Tespio re della omonima regione greca – nonché da barbari.

Per questo suo ruolo di padre degli eroi fondatori ed a causa del collegamento sincretico con il punico Melqart (il Makeris degli Egizi e dei Libi la cui origine secondo Erodoto risale a 19 mila anni mentre per Strabone ‘scende’ a 12 mila anni fa!) Eracle divenne oggetto di un culto diffuso in tutta la Sardegna specie in quella sud-occidentale.

Il tempio di Antas pur essendo dedicato specificamente a Sid/Sardus rappresenta il luogo nel quale il culto ad Eracle è più significativo considerata l’entità dei reperti epigrafici ed artistici; nello specifico l’Eroe greco è rappresentato, iconicamente, attraverso una statuina bronzea di tipo lisippeo (età ellenistica).

Altre testimonianze archeologico-epigrafiche provengono da Cagliari dove l’attributo Hercul[i] victor[i] compare su un’ara a lui dedicata; da Sulci viene un’altra piccola ara con la rappresentazione di Eracle/Melkart assiso; un cippo-colonna di trachite da Serri-NU (l’antica stazione di Biora) dedicato dal Collegio dei Martenses (istituzione originariamente a carattere tipicamente militare) reca l’epigrafe Numini Deo Herculi.

Nel santuario punico-romano-paleocristiano di S. Salvatore di Cabras-OR (il Cristo sotèr [salvatore] è colui che sostituì nella Sardegna cristianizzata la figura dell’eroe), impiantato su un luogo di culto delle acque di età nuragica, Eracle è rappresentato nella lotta con il leone nemeo.

Tra le località della Sardegna meridionale citate da Tolomeo si ricorda un Herculis Portus, localizzabile tra le città di Bilia e di Nora.

Rinvenimenti sporadici antichi e recenti rendono inoltre verosimile il culto di Eracle anche in altre località sarde.

Da Posada proviene ad esempio una statuina bronzea del IV secolo a.C., raffigurante l’eroe secondo i canoni della piccola plastica di stile italico; la figurina sarebbe giunta nelle Baronie (dall’Etruria ?) attraverso scambi commerciali o per il tramite di un devoto di Melkart/Eracle.

La provincia di Sassari è forse, allo stato attuale la zona con il minor numero di attestazioni dirette o indirette del mito e del culto di Eracle; sono comunque significative le testimonianze fornite dai toponimi: l’isola dell’Asinara è infatti citata da Tolomeo nel II secolo d.C. con il nome di Herculis insula (per l’antica presenza di un santuario ?) mentre sulla strada a Karalibus Turrem si trovava la stazione Ad Herculem (S. Vittoria di Osilo ?).

Inoltre il ritrovamento nel c.d. “golfo interno” di Olbia nel 1990 di una testa fittile a grandezza naturale – pertinente forse ad una statua intera, realizzata localmente nel II secolo a.C. – raffigurante l’eroe con indosso la leonté, è interpretato dal D’Oriano come pertinente ad un carico destinato all’esportazione verso altri centri costieri della Sardegna: in particolare per la statua di Eracle pare plausibile proporre l’avvio verso un luogo di culto, che poteva essere del resto lo stesso santuario di Eracle Melkart individuato da recenti scavi sotto la chiesa di S. Paolo nel centro di Olbia.

La riproduzione di una clava tra i votivi di S. Giuseppe-Padria (SS) potrebbero indicare la presenza del culto di Eracle nell’antica Gurulis Vetus.

Altri rinvenimenti, anche se non direttamente legati a forme di culto, testimoniano comunque della grande diffusione che l’iconografia classica dell’eroe ebbe anche nella nostra Isola: da Tharros proverrebbero ad esempio l’anfora a figure nere del Gruppo di Leagros (520-510 a.C.) con Eracle ed il gigante Anteo – ora al Museo “Sanna” di Sassari – nonché un kernophoros (bruciaprofumi) con la testa dell’eroe avvolta dalla leonté ed una coppa-skyhos con Eracle e il toro cretese (500-470 a.C.) – ora all’Antiquarium Arborense.


Melqart

Melqart – le cui prime citazioni sicure non risalgano oltre il X secolo a.C. – era una divinità fenicia originariamente di carattere tribale, trasformata successivamente in un dio solare protettore delle città (il nome significa appunto “Re della città”); egli è allo stesso tempo divinità suprema e figlio del dio supremo in sintonia con l’interpretazione greca come Herakle.

Il culto di Melqart, entità fertilistica e fecondatrice, diffuso in tutto il mondo punico si estese da Cartagine in Sardegna dove è documentato ad Antas, Tharros, Karali… nei luoghi cioè dove lo si ritrova nella triade Sid-Melkart-Tanit o assimilato a Eracle o al Sardus Pater.

Dal punto di vista iconografico Melqart presenta un viso barbuto e la testa coperta con un copricapo conico, indossa una lunga veste aperta sul davanti ed impugna un’ascia e la lancia (o uno scettro cuspidato ?).

In Sardegna quando non è assimilato ad Herakle non è facilmente riconoscibile: tra i reperti sardi non esistono, infatti, immagini intere che lo raffigurino nella maniera sopra indicata. Secondo il Barreca potrebbero identificarsi con l’immagine di Melqart: una testina bronzea virile – barbuta e con copricapo conico – da Antas e due teste fittili da Tharros, simili alla prima ma più grandi.