I micenei

Riflessi della navigazione micenea nelle fonti

L’arricchirsi costante e progressivo, specie in questi ultimi anni, dei dati sui rapporti commerciali tra la Sardegna e la realtà micenea , ha contribuito a rivitalizzare l’attenzione degli studiosi verso un argomento senz’altro utile a descrivere la natura, le modalità e le direttrici dei contatti tra l’isola, l’egeo ed il mondo orientale nel suo complesso, per un periodo compreso tra il XIV e l’XI sec. a.C, ossia tra la media e la tarda età del bronzo.
La carta di distribuzione delle testimonianze raccolte in Sardegna evidenzia un’area di diffusione di discreta estensione con maggiori addensamenti nella parte meridionale dell’isola, dove è situato lo scalo commerciale della rocca nuragica dell’Antigori (Sarroch-Ca).

 

 


I rinvenimenti in Sardegna

Gli oggetti più anticamente importati risalgono al Miceneo IIIa (1425-1300 a.C.) e provengono dagli strati di fondazione del Nuraghe Arrubiu (Orroli-Nu), che ha restituito un alabastron portaunguenti di fabbricazione argolide, dalla collina di Muru Mannu prospiciente l’area di Tharros (Cabras-Or), dove è stato individuato un frammento ceramico decorato con motivi floreali e spiraliformi, e dal contesto di superficie di Mitza Purdia (Decimoputzu-Ca), ove fu scoperta una testina di avorio con elmo a zanne di cinghiale adoperata originariamente come rivestimento di un oggetto in legno. Quest’ultimo reperto trova confronti con analoghe attestazioni peloponnesiache del Tardo Elladico IIIA ed inizio del Tardo Elladico IIIB.
La gran parte della restante documentazione, ceramica e non, attinente a momenti posteriori (Mic. IIIb e IIIc: 1300-1200, 1200-1050 a.C.), è di gran lunga prevalente così come i siti interessati da tali ritrovamenti; vi si affianca nel tempo una produzione locale di imitazione dei manufatti egei, segno del trasferimento di maestranze esotiche e dell’impianto di officine locali da parte di una componente indigena che si pone comunque in un rapporto di scambio di valenza elitaria e di tipo paritario.

Tra le centinaia di forme vascolari messe in luce all’Antigori sono presenti crateri, vasi a staffa, rhyton, pithoi, anfore, con distinte richiami a contesti continentali, cretesi e ciprioti.
Gli studiosi hanno visto in questo potenziamento delle evidenze archeologiche, senz’altro connesse alla forte attrattiva esercitata dalle risorse metallifere dell’isola oltre che al commercio di derrate alimentari (olio), l’avvio di rapporti sistematici con l’esterno e l’inserimento della Sardegna in una rete internazionale di scambio che, a partire dal Mic. IIIb, sembra privilegiare Cipro, la Sicilia occidentale, la Sardegna e l’Italia Tirrenica rispetto a direttrici più antiche.
La frequentazione delle coste sarde avviene cioè in seno ad un fenomeno commerciale di più ampia portata di cui la componente micenea è parte integrante e interagente in un avvicendarsi di movimenti direzionati e controllati da più vettori o, soprattutto durante il Mic. IIIc, dai Fenici.


I Micenei e la metallurgia

Più in particolare, durante la tarda età del Bronzo, la Sardegna, Creta e le altre zone del Mediterraneo occidentale, diventano meta privilegiata di mercanti egei di provenienza prevalentemente cipriota, come dimostrano le importazioni e la tipologia dei manufatti metallici , d’uso comune e cultuale, ivi rinvenuti.
L’introduzione delle tecniche di lavorazione dei metalli, indiziata dalla circolazione di arnesi da lavoro di tipologia cipriota, costituisce un ulteriore segnale di un coinvolgimento di questa zona del Vicino Oriente, cui si deve anche l’adozione in loco di specifici strumenti di probabile valutazione ponderale e tesaurizzazione del bronzo, gli ox-hide ingots, un particolare tipo di lingotto a forma di pelle di bue essiccata tipici di Cipro.
Le rotte commerciali seguite dai prospectors egei nel loro tragitto verso l’ovest erano anche un media di trasporto di manufatti nuragici, trovati non a caso, in tempi diversi, in contesti corrispondenti al Bronzo finale, nelle isole Eolie e nel porto commerciale di Kommos, lungo la costa sudoccidentale dell’isola di Creta.


Il racconto mitico – ipotesi

L’analisi dei traffici pre-coloniali di ambito miceneo ha fornito lo spunto per compiere diverse comparazioni con il contenuto dei racconti mitici sulla Sardegna, conservanti, a detta di alcuni studiosi (MELONI, GRAS, UGAS, MASTINO,NICOSIA, ANGIOLILLO) l’eco o “ricordo” della navigazione e approdo sui litorali insulari.
In sostanza, la scelta di figure di eroi che si collocano, all’interno della genealogia comparata, nella media e tarda del bronzo, deriverebbe nel contempo dalla necessità di trovare un supporto ideologico a fatti, quali la colonizzazione euboica o gli interessi di Atene per l’isola, di VIII e V secolo senza urtare con situazioni precedenti estranee ai distinti contesti di formulazione e rielaborazione delle fonti.

Se nel De mirabilibus auscultationibus, testo basato su tradizioni di ambito beotico-euboico, regioni che erano state investite dalla colonizzazione micenea, vengono istituite correlazioni strutturali e storiche tra le tholoi greche e quelle nuragiche anche attraverso la venuta di Dedalo, è perché nei Greci, che conobbero la Sardegna attraverso i Fenici, era forte l’impronta lasciata dai Micenei (GRAS) così come la conoscenza del commercio da questi gestito nelle lontane terre d’occidente.
Dedalo, Iolao, Aristeo…, che vengono significativamente fatti giungere in Sardegna, ad eccezione di Iolao, in qualità di esuli o rifugiati, potrebbero inoltre essere considerati “un riflesso dell’attivissimo commercio minoico-miceneo” (DAVISON) così come “la leggenda su Dedalo che, esule da Creta e rifugiatosi nella Sicilia occidentale, a Camico, viene poi fatto approdare in Sardegna” da Iolao o Aristeo adombra in qualche modo il cambiamento della rotta commerciale avvenuto durante il Mic. IIIb (LO SCHIAVO).
L’arrivo di maestranze egee all’Antigori, tramite di stimoli, idee, tecniche e delle importanti risorse del distretto minerario del Sulcis, sarebbe alluso dal riferimento di Solino ad un governo di Aristeo, il protos eurétes per eccellenza, nel golfo di Cagliari, dove fondò, secondo Solino una città (NICOSIA, ANGIOLILLO).

Seguendo un personale approccio alle fonti, l’Ugas, che crede ad un’effettiva incidenza dei modelli costruttivi egei sull’architettura nuragica, motiva la citazione forzata da parte delle fonti di una venuta di Aristeo con Dedalo, l’artefice posto dalla cronologia mitica almeno un secolo dopo la nascita del primo, per il dover inquadrare nel mito fatti del Medio e Tardo bronzo svoltisi sullo sfondo del costante influsso, culturale e tecnico, miceneo.
Infine il Bernardini, contrario ad una collocazione del ciclo “sardo” al di fuori del contesto fortemente ideologizzato dell’VIII secolo a.C., non esclude comunque che la figura di Sardo, eroe non ecista proveniente dalla Libya, “sia utile a farci intravedere un nuovo legame fra i primi frequentatori egei della Sardegna in età precoloniale ed i fenici, i cui movimenti ricalcano quelli precedentemente seguiti dai Micenei”.